Tuesday, May 31, 2005

Cronache Corse n 1: il no francese sullq costituzione europea

anche la Corsica è andata in massa alle urne ieri per esprimersi sul referendum per rqtificqre o meno il trattato della costituzione europea. I corsi hanno votato per il 58% per il no: una percentuale qddirittura superiore di quella nazionale. Secondo il poco tenero pistolero del far west questa è una decisione terribile, gravida di conseguenze per l intera europa... La Corsica ha risposto al referendum con una serie di piccoli attentati su tutto il territorio da parte del PNC; un partito semi clandestino che proclama da decenni la completa indipendenza della Corsica. Sono state piccole esplosioni in alcune prefetture e posti di polizia che non hanno causa molti danni, ma l iniziqtiva è sicuramnte gravida di significati simbolici e di avvertimenti... La Corsica ha scelto unq sua strada, tuttavia non si rende conto che solo l europa è in grado di difendere il suo particolarismo e il particolarismo di tutte le piccole regioni; compresa la Valle d Aosta

Monday, May 23, 2005

Il trasferimento di Tex Willer nel selvaggio ovest della Corsica



Cari amici lettori,

il vostro Tex Willer espatria in Francia per motivi di studio sociale, culturale e antropomorfico. Forse sarà un po’ tutto nuovo e strano, ma sono determinato a concludere tutta la stagione estiva, che mi piaccia oppure no. Questa sarà una scommessa che per la prima volta voglio prendere con me stesso.
Per meglio capire la realtà e l’enigmatica situazione del vostro confuso farwest valdostano ho scelto di intraprendere un viaggio alla scoperta di realtà storiche, culturali e linguistiche simile a quelle che sopravvivono in Valle d’Aosta. Quest’anno ho scelto di recarmi in Corsica per un’esperienza lavorativa e per vedere da vicino una realtà che, secondo alcuni aspetti, potrebbe assomigliare a quella della regione alpina. La Corsica e la Valle d’Aosta in un certo senso hanno radici culturali e storiche simili ed opposte: l’isola francese e la regione alpina hanno in comune un senso d’indipendenza molto forte, ma per ragioni storiche opposte. Entrambe le regioni hanno un forte senso della difesa del territorio e dell’etnia.
La Corsica infatti è stata a lungo tempo dominio delle repubbliche marittime italiane e solo tardivamente è entrata a far parte della monarchia francese; viceversa la Valle d’Aosta è stata sempre fedele ai regnanti di casa Savoia e ha seguito l’evoluzione di questa nobile famiglia da rango minore del regno di Borgogna sino a regnanti dell’Italia. Nel 1032 il re di Borgogna Rodolfo III dovette cedere il suo regno all’Imperatore di Germania dopo avere inutilmente tentato di assoggettare i grandi feudatari del suo regno. Tra questi feudatari emergenti si impose soprattutto il conte Umberto Biancamano, primo antenato conosciuto di casa Savoia. Infatti tre documenti attestano l’inizio della signoria di casa Savoia nella regione valdostana: nel 1024, nel 1026 e ancora nel 1032.
In Valle d’Aosta la difesa del francese, durante tutto il Novecento, è stato il collante della minuscola élite locale che richiedeva una autonomia politico-culturale e amministrativa: come sappiano la ottenne solo nell’immediato dopoguerra, mentre una ristrettissima minoranza spingeva per una annessione alla repubblica francese. La Corsica invece per secoli ha tentato di sfuggire dal giogo accentratore e strangolatore della Francia, senza mai riuscire a strappare nemmeno una concessione d’autonomia. Per una regione che desiderava parlare “francese”, ce n’era un’altra che avrebbe fatto di tutto per essere fieramente “Corsa”.
L’opulenza, la corruzione e lo spreco di denari pubblici hanno fatto dimenticare alla Valle d’Aosta il motto di personaggi illustri quali François Farine, Joséphine Duc Teppex e don Jean Joconde Stévenin: “la Vallée d’Aoste aux valdôtain”, l’amore incondizionato per la “Petit Patrie: la Valle d’Aoste est aux Valdôtain è morto. Il vostro energico cowboy riporterà quest’amore antico da una terra dove il sentimento di patria regionale è ancora ben vivo.
Vi saluto affettuosamente e spero seguiate le mie future “CRONACHE CORSE”!
Arrivederci dal corsaro Tex Willer.

Wednesday, May 18, 2005

L'italianizzazione forzata dei cowboys : l'umialiazione di Jean Joconde Stévenin, "prete dell'autonomismo valdostano"




Povero don Jean Joconde Stévenin… Se solo dall’alto del paradiso riuscisse a scorgere l’ingratitudine dei valdostani ne rimarrebbe inorridito; lui che per l’amore della Valle d’Aosta e dei suoi abitanti rinunciò a tutto, persino alla gloria e ad una più facile affermazione all’interno delle gerarchie eclesiastiche. La targa della via dedicata a uno dei personaggi principali della storiografia contiene un doppio veramente grossolano errore: in primo luogo la poco credibile italianizzazione forzata del suo nome che da Jen Joconde (J.J.) che è stato trasformato in un improbabile Giovanni Giocondo (G.G.); in secondo luogo il povero sacerdote viene ricordato come “sindaco”. Il secondo punto a sua volta contiene due gaff, due inesattezze storiche, perché non è vero che il coriaceo sacerdote fu sindaco di Aosta, ma ricoprì la carica di “facente funzioni di sindaco” negli ultimi anni della prima guerra mondiale, dal 1917 al 1919, a causa della partenza per il fronte del sindaco effettivo, il medico Desiré Norat. Quindi la sua carriera come sindaco fu realmente breve e dettata da situazioni di emergenza. Inoltre è veramente poco garbato ricordare il “prete dell’autonomismo”, “il sacerdote democratico vicino a don Romolo Murri e a don Luigi Sturzo” come “Sindaco di Aosta”: sarebbe come definire e ricordare Giovanni Paolo II come “capo di stato”. Sicuramente il Papa è anche il regnante del più piccolo stato al mondo, ma non è certo il ruolo che meglio si addice per identificare la massima autorità della chiesa… Davvero disonorevole ed ingrato ricordare così chi per la Valle d’Aosta rinunciò addirittura a guidare la diocesi di Cuneo; negli ultimi mesi del 1919 venne offerto a mons. Stévenin l’importante vescovado della città di Cuneo, ma il sacerdote preferì rifiutare la carica pur di rimanere nella Valle che tanto amava. Un’altra e perenne gaff di una Valle d’Aosta in continuo Farwest che non si cura del suo passato e non desidera un futuro.

L’abate Jean Joconde Stévenin rappresenta il padre dell’autonomismo valdostano e uno tra i fondatori del movimento politico autonomista L’Union Valdôtaine. La fama di pastore dell’autonomismo valdostano nacque nel maggio 1945 quando, appena dopo la liberazione alla rispettabile età di ottant’anni, presentò il suo progetto di Statuto per l’autonomia valdostana. Pochi mesi più tardi, nel settembre del 1945, nacque L’Union Valdôtaine tra i cui fondatori vi era anche l’anziano sacerdote. Tuttavia Jean Joconde Stévenin si distinse soprattutto per la sua dedizione al movimento democratico cristiano. Stévenin nacque nel febbraio 1865 a Gaby e morì nel 1956 all’età di novantuno anni.

Thursday, May 12, 2005

La Vittoria del capo Sioux



La battaglia fratricida di Aosta tra le due anime indigene ha dato ragione alla linea di una capo indiano che ha saputo gestire il vantaggio elettorale e che ha fatto della continuità la sua principale arma di offesa: ora è il momento di sotterrare l’ascia di guerra. La sconfitta per i dissidenti pellerossa, che avevano trovato in Louvin il loro punto di riferimento, appare ora plateale e al di là di ogni più grigia previsione: non resta quasi che pensare ad un “Rompete tutti le righe”. A ridosso delle elezioni tra i dissidenti serpeggiava un qualcosa di simile all’euforia e alcuni pronosticavano anche un ipotetico ballottaggio: niente di più falso. Ora la sconfitta cocente potrebbe creare un effetto domino ed autodistruttivo capace di distruggere lo stesso movimento: il partito potrebbe anche sciogliersi o, molto probabilmente, il suo unico ideatore potrebbe rinunciare alla carica di consigliere comunale d’opposizione. Tra gli indiani arancioni in molti sono pronti a scommettere sulle dimissione del loro leader. Se così fosse che ne sarebbe di tutti gli ideali, le battaglie, le illusioni che gli indiani dissidenti avevano così tenacemente portato avanti? Louvin aveva un solo obbiettivo: la vittoria. Il professor Aosta Viva ora appare più che mai isolato, solo e politicamente bollito. Non credo che Aosta Viva possa mai diventare un partito regionalista, autonomista all'interno del centro-sinistra e credo che per le elezioni politiche del 2006 non ci si possa affidare a nessun esponente proveniente da Aosta Viva (ammesso che il movimento politico esista ancora nel 2006). Ad Aosta nulla può cambiare, siamo rassegnati a questa atrofizzata politica locale fatta di personaggi che dominano la scena, una realtà fatta di “prime donne” senza possibilità di scelta. La sconfitta delle mille anime delle destre aostane appare a dir poco imbarazzante; Forza Italia appare in crisi in tutta Italia e certo nessuno si aspettava un buon risultato da Vièrin, ma difficilmente le destre avrebbero potuto fare peggio di come è andata nelle amministrative di Aosta: forse faranno state le maledizioni e i riti neri dell’azzurro Bianco Marino Guglielminotti a far colare a picco la già fragile “barca azzurra” aostana.
Le elezioni hanno già detto sin troppo: hanno messo fuori causa un ex presidente della giunta regionale e impediranno (con ogni massima probabilità) al “designato a furor di popolo” celtico Caverix di raggiungere mai la poltrona che brama più di tutte (e che forse meriterebbe più di ogni altro),quella di presidente del consiglio valle.